25 Luglio, in ricordo di Franca Barbier – “Mamma mia adorata, purtroppo è giunta la mia ultima ora. È stata decisa la mia fucilazione che sarà eseguita domani, 25 luglio. Sii calma e rassegnata a questa sorte che non è certo quella che avevo sognato. Non mi è neppure concesso riabbracciarti ancora una volta. Questo è il mio unico, immenso dolore. Il mio pensiero sarà rivolto fino all’ultimo a te e a Mirko.
Digli che compia sempre il suo dovere di soldato e che si ricordi sempre di me, io il mio dovere non ho potuto compierlo ed ho fatto solo delle sciocchezze, ma muoio per la nostra causa e questo mi consola.
È terribile pensare che domani non sarò più: ancora non mi riesce di capacitarmene. Non chiedo di essere vendicata, non ne vale la pena, ma vorrei soltanto che la mia morte servisse di esempio a tutti quelli che si fanno chiamare fascisti e che per la nostra Causa non sanno che sacrificare parole.
Mi auguro che papà, al quale penso con tantissimo affetto, possa ritornare presso di te e che anche Mirko non ti venga a mancare.
Vivete felici, quando la felicità sarà riconcessa agli uomini e non crucciatevi tanto per me, io non ho sofferto per questa prigionia e domani tutto sarà finito per sempre.
…Addio mamma mia, cara povera Mucci.
Addio per sempre Mucci. Franca”
Questo è un estratto della lettera scritta alla madre dalla giovane ausiliaria, Franca Barbier, prima di andare incontro alla sua condanna a morte avvenuta il 25 luglio del 1944.
La scelta di campo
Maestra elementare appartenente ad una famiglia con sentimenti fascisti, dopo la firma dell’armistizio dell’8 settembre 1943, raggiunse il fratello Mirko che era scappato dal collegio di Vercelli per arruolarsi nelle forze armate della Repubblica Sociale Italiana.
La giovane entrerà a far parte del Servizio Ausiliario Femminile.
Ricevuto il compito di infiltrarsi come spia in una formazione di partigiani, al comando di Cesare Olietti, nome di battaglia “Mèzard”, cadde a sua volta in una trappola tesa da quest’ultimo.
La giovane ausiliaria morì a soli 21 anni per mano di quest’ultimo, che era rimasto affascinato non solo dalla sua bellezza ma anche dalla sua tempra.
Coerente fino alla fine
E proprio per questo motivo, l’uomo tentò di guadagnarsela cercando di convincerla ad entrare nella sua banda e rinnegare il fascismo.
Dopo i continui rifiuti della ragazza, il comandante ne ordinò la fucilazione.
La giovane donna mostrò il suo orgoglio e la sua lealtà alla causa fino alla fine.
Infatti, rivolta al plotone di esecuzione, fatto di suoi coetanei, chiese di poter ordinare il fuoco e poi poter gridare “Viva l’Italia”.
Una richiesta che fu accolta.
La sua audacia non ammaliò solo il comandante partigiano ma anche i giovani del plotone di esecuzione che, infatti, spararono al di sopra della testa.
Alla fine, fu proprio il comandante partigiano che mise in atto l’esecuzione, freddandola con un colpo di pistola. Il suo corpo verrà abbandonato e scoperto due anni dopo, nell’ottobre del ’46.
Il giustiziere della giovane morirà nel ’48, all’età di trent’ anni, in un incidente stradale.
La medaglia d’Oro al valor militare
Orgogliosa, fiera, audace.
Questa era Franca Barbier. Virtù che la porteranno a ricevere la medaglia d’oro conferita dalla Repubblica Sociale Italiana: “Catturata dai partigiani manteneva un contegno deciso, rifiutando di entrare a far parte della banda e riaffermando la sua intransigente fedeltà all’Idea.
Condannata a morte dal tribunale dei fuorilegge, le fu promessa la vita se avesse rinunziato ai principi suoi.
Rimasta ferma nella sua fede e portata davanti al plotone di esecuzione, ebbe la forza di gridare: Viva l’Italia! Viva il Duce! ordinando il fuoco. Fu uccisa dal capo con un colpo alla nuca. Fulgido esempio di volontaria, la sua morte è fonte di luce”.
Nemes Sicari