25 aprile: Anche se tutti, noi no!
Anche prescindendo dalla irrilevanza politica e militare della c.d. resistenza nella risoluzione del conflitto (sono dati storicamente incontestabili e consolidati, sia la scarsità della incidenza che il bassissimo peso specifico delle bande di irregolari), la prima amara riflessione che si impone ciclicamente, ogni anno di questo fastidioso e stanco rituale in stile “giorno della marmotta”, riguarda l’atipicità (per usare un eufemismo) dei festeggiamenti nazionali per una sconfitta!
25 aprile masochista
A memoria non si rinvengono precedenti nemmeno lontanamente assimilabili a quanto accade in questo strano Paese, percorso in lungo e in largo da incredibili pulsioni masochiste e incomprensibili afflati esterofili.
Avete per caso mai visto celebrare l’incursione Nipponica su Pearl Harbour in una sola delle contee americane?
Avete mai visto i Giapponesi celebrare l’Olocausto di Hiroshima e Nagasaki?
La Germania, seppure anch’essa infestata da pulsioni antinazionali e reiterate sindromi di Stoccolma, esultare per la distruzione di Dresda rasa al suolo o ancor più per l’innalzamento della bandiera Sovietica sul Reichstag?
Si, esiste un popolo davvero strano sul nostro pianeta che celebra le vittorie altrui, ovverosia le proprie sconfitte. Ed è proprio il nostro.
Infausta data
Ed è proprio questa infausta data (nella accezione latina del termine), che invece di spronarci al riacquistare, oltre alla dignità di Popolo, l’indipendenza e la sovranità Nazionale, ci ricorda mestamente il ruolo secondario che la storia, con la nostra colpevole complicità supina, ha assegnato alla Italia del dopo guerra.
Quello di un paese etero diretto, privo di una democrazia reale che non consente di scegliere i propri rappresentanti massimi se non, fittiziamente, all’interno di rose precostituite di candidati imposti da Bruxelles, e soprattutto incapace di rivendicare la propria Storia con autonomia ed indipendenza.
Le abiure della destra
Nello scrivere queste sconfortare considerazioni, poco importa dello squallido dibattito circa le continue e infinite abiure e condanne, che la destra di governo dovrebbe concedere.
Se la signora Meloni si trova a suo agio nel condividere momenti ideali, spazi politici ed eventi con una simile platea affamata di vendetta e priva di dignità, è un problema di poco conto e soprattutto suo e della sua coscienza.
Ma quando la condivisione dei dis-valori antifascisti, oltre che imposta viene pretesa dai rappresentanti istituzionali di tutta la Nazione, diventa fatto politico significativo e ancor più insopportabile.
Tra tradimento e sconfitta
L’antifascismo partigiano si è consumato, sulle ceneri di un tradimento, prima, e di una sconfitta, poi, ma soprattutto alimentato, oltre che di menzogne, del sangue di migliaia di Italiani massacrati nel biennio successivo alla fine della guerra
L’antifascismo di chi ha venduto al miglior offerente territori irredenti, ha rappresentato una ferita e una vergogna per la Patria ed una umiliazione, ad oggi non sanata , verso migliaia di Esuli , uccisi e deportati dalle proprie terre natie.
Anche se tutti, noi no!
L’antifascismo rigeneratosi di nuova linfa nell’ orgia ideologica del ‘68 rosso, ha ricreato divisioni e baratri tra Italiani e portato, con mano vile e criminale (stesso stile dei loro padri ideologici) lutti e sofferenze all’unica comunità realmente e orgogliosamente resistente, ovvero quella della destra sociale e nazionale
Potremmo proseguire per ore, ma ci limitiamo a una chiosa sintetica quanto perentoria, con buona pace dei sedicenti destrosi e patrioti di una destra di governo piccola piccola, forse non nei numeri ma nella dignità, nella riconoscenza verso i sacrifici dei padri e non ultimo, nella retorica timorosa e tremolante che gli impedisce semplicemente di chiudere un dibattito inutile e tossico con un perentorio: antifascismo?
Anche se tutti, noi no!
Luca Armaroli
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