18 maggio: Giornata nazionale per le vittime delle marocchinate
Credo che questa giornata sia una delle poche ricorrenze in cui gli italiani non si debbano dividere idealmente in quanto vittime delle marocchinate furono civili, prigionieri di guerra e persino partigiani comunisti.
La storia dovrebbe far riflettere su cosa e’ accaduto per non dimenticare gli orrori della guerra e i suoi devastanti effetti collaterali. Al contrario ormai il furore ideologico ha preso il sopravvento sulla ragione.
Facciamo un po’ di cronistoria
Nel 1942, dopo lo sbarco americano ad Algeri, le truppe coloniali francesi, schierate con il governo di Vichy, si arrendono e il generale de Gaulle, esule dalla Francia, costituisce con questo personale il CEF ( CORP EXPEDITIONNAIRE FRANCAIS) costituito da marocchini, algerini, senegalesi tunisini ma anche francesi europei.
Il cuore di questo corpo era costituito però dai “goumiers” marocchini provenienti dalle catene montuose del riff, vincolati tra loro da tradizioni tribali e parentela ed indossanti una tunica di lana verde con bande multicolori.
Li comandava il generale Alphonse Juin già loro comandante con il governo di Vichy, poi con coerenza quasi italica , passato con de Gaulle.
Luglio 1943.
Sbarco alleato in Sicilia e i primi reparti marocchini si fanno notare per la loro brutalità a Capizzi dove violentano donne e bambini. Qui però non tengono conto del sangue caliente dei siculi che ne ammazzano un po’ a luparate e a colpi di forcone.
Gennaio/ Maggio 1944.
Gli alleati dopo aver risalito lo stivale italico giungono a Cassino (linea Gustav).
Complice anche una condotta di guerra scriteriata e sbagliata si arenano di fronte all’Abazia.
I paracadutisti tedeschi, i famosi diavoli verdi, fanno a brandelli in tre battaglie polacchi, inglesi, americani, neozelandesi, truppe coloniali del CEF infliggendo loro perdite durissime. Alla fine, approfittando della loro esperienza in montagna e complice anche le numerose perdite tedesche, i goumiers sfondano la linea Gustav e, nel maggio del 1944, giungono sull’ altopiano di Polleca dove cominciano a violentare moltitudini di donne, uomini e bambini. Giova fare un inciso.
Quel biasimevole generale Juin aveva promesso ai goumiers che, qualora fossero riusciti
nell’impresa di sfondare la linea nemica, avrebbero avuto 48 ore di piena libertà senza incorrere in alcun provvedimento o processo.
In pratica la popolazione sarebbe stato il loro bottino di guerra in stile Lanzichenecchi.
Qualche testimonianza da documenti storici
Ad Ausonia decine di donne furono violentate e gli uomini uccisi. Il parroco, don Terrilli, fu legato ad un albero e stuprato in tal modo da morire qualche giorno dopo per le lacerazioni interne.
A Pico una ragazzina venne crocifissa con la sorella e tra le centinaia di donne stuprate vi fu anche una bimba di 5 anni. Altre donne furono violentate e poi bruciate.
A Polleca vi erano 10 mila sfollati raccolti in un campo provvisorio. Arrivarono le belve che stuprarono bambine ed anziane. Gli uomini che tentarono di reagire furono uccisi a colpi di mitra, altri sodomizzati o impalati vivi.
Nel 1952 la deputata del PCI Maria Maddalena Rossi denunciò alla camera che solo nella provincia di Frosinone vi erano state 60 mila violenze da parte dei goumiers del generale Juin.
Orrori fino a Firenze
Le violenze non si fermarono nel Lazio ma proseguirono fino alle porte di Firenze nei mesi successivi. Particolari disgustosi furono raccolti dai testimoni che raccontavano come le violenze avvenivano in gruppi di due o tre, ma vengono citati anche casi di donne, ovviamente poi decedute, violentate da decine di queste bestie.
Ovviamente senza farsi mancare nulla, vi furono furti e saccheggi. Nel computo totale delle violenze non vengono citati i dati delle donne che, per pudore, non denunciarono nulla per non parlare poi quelle che per gli stupri finirono ingravidate dando alla luce pargoli che considerando l’epoca e la mentalità, pagarono sulla loro pelle, le violenze paterne.
A questo si aggiungano le decine di donne e uomini suicidatisi per i postumi psicologici derivanti dal trauma degli stupri subiti.
Ora bisognerebbe fare qualche riflessione su come un generale francese possa aver consentito questo massacro, facendosi poi passare quasi per un eroe.
Lo stesso Juin cercò di minimizzare la portata delle gesta belluine dei suoi sottoposti, asserendo che la Francia si era comunque guadagnata la considerazione di tutti.
La Ciociara
La cinematografia, con il film del 1960 “la ciociara” interpretato da Sofia Loren, diretto da De Sica, riportò con cruda realtà ciò che accadde in quei terribili giorni nel frusinate.
Solo nel 2007 nasce “l’Associazione Nazionale Vittime delle Marocchinate” per volontà di Emiliano Ciotti.
Questa triste pagina della nostra storia, dimenticata per troppo tempo, venne perpetrata e permessa da quelli che si dichiararono portatori di libertà (come quando bombardarono Dresda).
Non si vede nessuna differenza tra i criminali di guerra nazista e il generale “alleato” Juin che ha cercato alibi e scuse risibili per il via libera concesso al suo esercito tribale e selvaggio.
Per la legge del contrappasso vorrei che il generale Juin venisse collocato, nell’inferno dantesco, nel girone dei sodomiti nei secoli dei secoli.
Maurice Garin
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